Ricerca di infiltrazioni dalla copertura

RICHIESTA: in un'abitazione ristrutturata di recente con tetto ventilato si verifica percolazione (gocciolamento) dal sotto-gronda, tanto da sospettare un difetto del manto impermeabile. Viene richiesta un'analisi termografica per capire l'entità ed il punto preciso di infiltrazione.

La copertura è a capanna, con intradosso in travicelli e mezzane lasciato a vista. Al primo esame visivo, successivo ad eventi piovosi, l'area non mostra segni di umidità (zona contornata in bianco).

La stratigrafia della copertura, dall'alto verso il basso, è così composta: tegole tradizionali in cotto, guaina bituminosa posata a strisce parallele alla gronda con sormonto e saldatura a fiamma appropriati, pannello isolante multistrato composto da foglio in OSB con intercapedine d'aria sp. 3 cm e isolante in poliuretano sp. 5 cm, manto freno vapore, livellamento con calce e scempiato in mezzane.

Sotto: la termografia dell'intradosso, conferma l'immagine visibile: non vi sono zone umide ed il gradiente di temperatura di circa un grado è dovuto piuttosto alla diversa inclinazione della ripresa o alla concentrazione del calore dato che l'impianto di riscaldamento è acceso.

Sopra: la termografia della controfacciata al livello della gronda presenta segni importanti. Esclusa l'alterazione dovuta a convezione dal radiatore (P1) e la sagoma del lampadario (P2), si nota una fascia orizzontale più fredda all'ammorsamento dei travicelli (P3), presumibilmente effetto del ponte termico, ed un'altra fascia verticale scura a spiovere dal secondo travicello (P4), allineata allo sguancio della finestra, quest'ultima vera e propria anomalia termica.

Sopra: vista esterna, da terra verso l'alto, con due "palette" diverse. Le mezzane tra i travicelli hanno temperature piuttosto uniformi da sinistra (ovest) verso destra (est), tali da ritenerle asciutte (esempio P1) ad eccezione del punto interessato dall'umidità (P2) e di altre zone nella proprietà confinante (a destra del confine tratteggiato). Inoltre nell'area R1 sia il travicello che l'intradosso della guaina bituminosa risultano umidi, come confermano i particolari qui sotto presi a distanza ravvicinata: l'umidità è localizzata nel legno ed è assente nel laterizio.

Incrociando le informazioni a disposizione è certo che, pur a seguito di eventi piovosi, non c'è infiltrazione di umidità a livello più basso del manto freno-vapore. La guaina bituminosa all'estradosso risulta posata correttamente, ed è stata forata solo dai perni di ancoraggio delle guide dei moduli dell'impianto fotovoltaico.

A mio modesto parere occorre focalizzare l'attenzione su questi ancoraggi.
Forando la guaina i perni consentono l'infiltrazione della pioggia che scivola sui pannelli isolanti fino ad incontrare un giunto grazie al quale passa più in basso e continua a scivolare sul manto freno-vapore.
Il manto termina a contrasto di una sponda di legno ("seggiola") e la pioggia raccolta non può che sfogare gocciolando dal giunto tra i due.

Alcune considerazioni finali.

Al momento l'infiltrazione non rappresenta un rischio perchè è dimostrata la tenuta del manto freno-vapore.
Tuttavia la presenza di umidità all'interno della stratigrafia porterà inevitabilmente ad un progressivo deterioramento dei materiali.
Si evidenziano in particolare due fatti: la capacità isolante del poliuretano diminuisce se imbibito; il travicello più vicino al punto di percolazione presenta un colore biancastro tipico dell'alterazione dovuta a ristagno di umidità ("carie").

Suggerisco di indagare la tenuta all'acqua della guaina in corrispondenza degli ancoraggi bagnandoli localmente, durante una giornata asciutta, e procedendo dal più basso (vino alla gronda) verso il più alto (vicino al colmo), solo per la fila in corrispondenza del secondo e terzo travicello a partire da est.

(2017)

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