Muffa, Condensa e Ventilazione nelle abitazioni

La MUFFA è una formazione biologica (un fungo) che si sviluppa sulla superficie del muro in determinate condizioni ambientali: temperatura superficiale inferiore a 16,5º C con umidità relativa superiore a 65% per almeno 5 giorni consecutivi, ed è favorita anche dalla scarsa ventilazione ed illuminazione. Per questo si crea facilmente nei bagni, nelle camere o dietro gli armadi. Una volta comparsa tende a proliferare ed estendersi e può causare disturbi respiratori alle persone presenti.

La CONDENSA è il passaggio di stato da vapore ad acqua ed avviene istantaneamente quando la temperatura superficiale scende sotto 13,2º C (con umidità interna 65%). Si crea facilmente sui vetri ed anche sul telaio delle finestre (specie se in metallo).

Se aumenta l'umidità relativa interna i due fenomeni prima descritti possono manifestarsi anche a temperature più alte, quindi diventano più probabili.
La muffa e la condensa sono spesso compresenti e si possono confondere con umidità nella muratura presente per altre cause come ad esempio la risalita capillare. Per distinguerle a volte non basta l'esperienza e sono necessari un monitoraggio (con dati barometrici e termografie) o peggio dei sondaggi.

Nel caso A vi sono sia formazione di muffa (1) che umidità per risalita capillare (2). Si tratta di una vecchia muratura perimetrale in pietrame non isolata e non tagliata dalla fondazione. Se la foto lo consentisse probabilmente si vedrebbe anche la condensa sul vetro della finestra.

Inoltre possono manifestarsi anche all'esterno dell'abitazione sulle facciate orientate a nord oppure su pavimentazioni e coperture non soleggiate. Ad esempio nel bollettino meteo in figura (fonte: www.ilmeteo.it), durante i primi tre giorni elencati la temperatura dell'aria oscilla da 12,1º a 13,5º C con umidità sempre pari a 98%.

Nel caso B la condensa esterna (rugiada) ha risparmiato soltanto il piano inferiore (perchè riscaldato) e l'innesto dei muri interni di spina al piano superiore (più caldi per inerzia termica).

Per prevenire la formazione di muffa e condensa risulta quindi molto importante la gestione delle condizioni di temperatura ed umidità interne all'abitazione. Una statistica dimostra che il 22% delle abitazioni ha problemi di questo tipo. Le vecchie abitazioni non erano molto meglio, come si crede invece comunemente, soltanto che le chiusure avevano scarsa tenuta (spifferi), la presenza di riscaldamenti a legna faceva seccare l'aria maggiormente e le richieste di igiene e comfort erano inferiori a quelle di adesso.

Per quanto riguarda la temperatura le prestazioni degli edifici sono in genere migliorate sia per necessità di risparmio energetico che per obbligo di legge. Invece per quanto riguarda l'umidità la situazione si presenta in genere problematica.

Prendendo in esame proprio la presenza di umidità all'interno dell'abitazione va chiarito che essa si genera normalmente anche con la sola attività respiratoria ed aumenta con altre attività (cucinare, stirare a vapore, tendere la biancheria, fare la doccia, ecc...). Secondo le statistiche una famiglia media di 4 persone produce dai 10 ai 15 litri di acqua al giorno sotto forma di vapore acqueo.

Ad essa si deve aggiungere la presenza di umidità pregressa nelle strutture, accumulata durante le fasi di costruzione e che impiega alcuni anni ad essere smaltita. In questo senso à fondamentale che l'edificio sia costruito con materiali traspiranti, che consentono la tenuta all'aria e nello stesso tempo la gestione dinamica dei livelli igroscopici.

All'origine della formazione di muffa e condensa sta in genere proprio la presenza di un'alta concentrazione di umidità per scarsa ventilazione o errata ventilazione degli ambienti.
Inoltre il problema è in relazione alla densità di occupazione degli ambienti: se una persona vive da sola in un'abitazione di 100 m2 il vapore acqueo che produce normalmente si spalma su una superficie molto ampia, cioè ha una concentrazione percentuale bassa e non si verificano problemi. Se invece una famiglia di quattro persone vive in un'abitazione di 50 m2 il vapore acqueo che produce è il quadruplo, spalmato sulla metà di superficie, quindi con una concentrazione percentuale molto alta che sicuramente darà origine a dei problemi.

Convenzionalmente la norma stabilisce un ricambio d'aria standard di 0,5 m3/h o di 0,3 volumi/h. Da notare che le normali dispersioni sul profilo degli infissi contribuiscono al ricambio di 0,10 m3/h e quelle dovute alla occasionale apertura degli infissi contribuiscono al ricambio di 0,17 m3/h. Restano da cambiare 0,23 m3/h mediante ventilazione.

Se si sceglie di mantenere la ventilazione naturale (aprendo le finestre) bisogna farlo frequentemente e per intervalli di tempo breve: almeno 3 volte la mattina ed altrettante nel pomeriggio, con tutte le finestre spalancate per non più di 1 minuto. In questo modo scende la concentrazione di umidità e di sostanze nocive presenti nei locali senza però far scendere la temperatura superficiale delle murature. Infatti arieggiare troppo a lungo consentirebbe di cambiare completamente l'aria, ma farebbe perdere completamente il calore accumulato nella massa muraria, con conseguente spreco energetico e ulteriore formazione di muffe e condense. Non mancano i problemi: occorrerebbe arieggiare anche di notte e in giornate fredde e piovose, quindi a condizioni svantaggiose per temperatura ed umidità. In altri casi ci si esporrebbe a rumore, inquinamento e rischio di furto.

Nel caso si scelga comunque di mantenere la ventilazione naturale è importante:

  1. mantenere stabile la temperatura interna dei locali (programmare il termostato ad intervalli di 18-19ºC)
  2. utilizzare un deumidificatore portatile quando l'umidità supera il 70%
  3. disporre alcune bacinelle con sale grosso (1 kg ogni 10 m3), da ri-asciugare periodicamente nel forno fino a quando non è saturo e da cambiare
  4. eseguire interventi annuali di pulitura mediante spruzzatura, a primavera, ad esempio con i prodotti MUFFAWAY di Naturalia-BAU srl

Attenzione: tutti questi accorgimenti consentono di controllare il fenomeno, cioè di tamponarlo, ma non di risolverlo.

Se invece si sceglie di installare un impianto di ventilazione meccanica controllata (VMC) si hanno ottime possibilità di risolvere il problema. L'impianto funziona a doppio-flusso con recuperatore di calore: aspira l'aria umida-esausta degli ambienti e la espelle all'esterno conservando il calore latente che cede all'aria nuova in ingresso dall'esterno dopo averla filtrata. In questo modo si recupera dal 70 al 90% del calore ed il ricambio d'aria non pesa sulle spese di riscaldamento.

Nel caso di edifici di nuova costruzione o in corso di ristrutturazione completa è bene scegliere impianti centralizzati perchè hanno prestazioni migliori.
Secondo l'agenzia CASACLIMA di Bolzano un impianto di VMC costa in media 4500-6000 euro a cui vanno aggiunti 50 euro/anno per l'alimentazione elettrica (consumo medio 200 kWh/anno) e 45 euro/anno per la manutenzione. Considerato che i migliori arrivano fino ad un recupero termico del 90% il risparmio in bolletta per riscaldamento può essere intorno ai 200 euro/anno. Quindi occorrerebbero circa 20 anni per recuperare l'investimento, ma sebbene non sembrino convenienti bisogna considerare che portano un notevole miglioramento nella salubrità dell'aria dei locali (muffe, odori, rumori, microclima).

Nel caso di edifici esistenti, dove non sia possibile passare i canali di ventilazione o dove ci si accontenta di risultati più modesti pur di contenere le spese, è possibile installare impianti di VMC decentralizzati, vale a dire formati da una sola macchina di piccole dimensioni attaccata alla parete perimetrale e dotata di 1 o 2 tubi mediante i quali scambia con l'esterno. Vi sono molte marche e tipologie in commercio e la spesa si aggira dai 1000 ai 2000 euro compresa l'installazione. Occorre fare attenzione al volume d'aria che si prevede di trattare (in genere sono sufficienti per 1-2 locali, non di più), al livello di pressione sonora (sopra i 25 dB(A) comincia a disturbare il sonno) ed al consumo elettrico (accettabile se inferiore a 30 W).

(2015)

  • Torna al BLOG